Villa Grimani Valmarana
Le fonti bibliografiche consultate concordano nel ritenere il castello dei Delesmanini del sec. XIII a Noventa Padovana l’origine della villa.
Noventa Padovana era un avamposto strategico per la difesa orientale di Padova trovandosi sulla via d’accesso lungo il fiume Brenta. Secondo il Baldan, sul luogo della Villa, esisteva una fortezza della famiglia Da Noenta che fu ampliata e trasformata in castello dai Delesmanini famiglia padovana ricchissima e potente. Nel castello vi pernottò Alberico da Romano fratello di Ezzelino quando i padovani gli chiusero le porte in faccia e nel 1239 vi soggiornò Agnese, moglie dell'imperatore Federico II, mentre l'imperatore suo marito, ospite a Padova nel convento di Santa Giustina, si recava frequentemente per andare a caccia nei dintorni di Noventa. Più tardi Ezzelino, geloso della potenza dei Delesmanini, fatto prigioniero Artusio Delesmanini, ne smantellò il castello.
A metà del secolo XV la proprietà era dei nobiluomini Marco Trevisan e Marco LoredanI Trevisan nel 1476 alienarono una parte della casa a Matteo Erizzo loro parente. In quest'epoca le rovine dovevano essere ancora evidenti se nel documento di acquisto del 1476 si cita "...mezza casa chiamata il Castello, parte a pè pian e parte in soler". Nel 1481 Marco Loredan fece donazione "inter vivos di parte di casa, sive Palazzo con suo cortivo e brolo" a Grassimana Trevisan consorte di Erizzo.
Così progressivamente tutto passò nelle mani di Grassimana, la quale, vecchia e probabilmente senza figli, cedeva nel 1520 per 2000 ducati le terre e le case di Noventa al cardinale Domenico Grimani, patriarca di Aquileia che qui si ritirò nello stesso anno dopo aver rinunciato al patriarcato.
La villa fu per alcuni decenni "villa di vescovi e di cardinali" poiché la proprietà passò al cardinale Marino Grimani, vescovo di Ceneda e patriarca di Aquileia. Con Marino Grimani spesso dimorò nella villa il cardinale Giovanni, suo fratello, patriarca a Venezia.
I beni di Noventa passarono quindi ai Grimani di S. Marcuola, che, in seguito al matrimonio di Vincenzo Grimani con Marina Calergi (1608), presero in seguito il nome di Grimani Calergi per volontà testamentaria di Marina Calergi.
I Grimani possedettero quindi la villa per quasi 220 anni, dal sec. XVI a buona parte del sec. XVIII, segnando un periodo importante per la costruzione dell'edificio e la sistemazione del giardino. Con il testamento del 1738, per la mancanza di discendenti, Vettor Grimani Calergi nominò suo successore il pronipote Nicolò Vendramin, figlio di Vincenzo Vendramin e Maria Grimani, che assunse quindi il cognome Calergi ed ereditò le relative proprietà, tra cui lo splendido palazzo lombardesco sul Canal Grande, Vendramin Calergi appunto, e le proprietà Grimani di Noventa, compresa la villa.
Con la morte, nel 1752, di Nicolò, la proprietà passò ai tre figli nati dal matrimonio con Adriana Bollani (1712), Francesco, Girolamo e Antonio. Nel 1757 Francesco Vendramin sposò Bianca Morosini; tra il 1762 e il 1773 attuò un restauro radicale della villa e fece realizzare da Andrea Urbani il celebre ciclo di affreschi al piano nobile. Nel 1802 morì senza avere discendenti e la proprietà passò ai figli di Girolamo, Nicolò e Gaspare: il primo muore nel 1850, lasciando l’eredità al fratello, che muore nel 1851, e alla nipote Elena, sposa dal 1826 del conte Andrea Valmarana (1787-1861).
Con la morte di Elena, per suo volere testamentario, la villa e il suo patrimonio passarono al Comune di Noventa Padovana: "... nomino mio erede universale residuario della mia sostanza che rimarrà dopo la appurazione della medesima, il Comune di Noventa Padovana coll’obbligo di istituire nel mio palazzo di villeggiatura posto in detto comune un istituto autonomo per ricovero, mantenimento, istruzione ed educazione delle povere sordomute di detto Comune e dei Comuni di [......] affidandone l'istruzione ed educazione alle R.R. Madri Canossiane, con preferenza quelle di S. Alvise in Venezia tanto benemerite sotto ogni riguardo."
Oggi la villa è gestita dalla "Pia fondazione Elena Vendramin Calergi Valmarana", costituita, con Regio decreto del 28 aprile del 1907, in Ente morale.
Noventa Padovana era un avamposto strategico per la difesa orientale di Padova trovandosi sulla via d’accesso lungo il fiume Brenta. Secondo il Baldan, sul luogo della Villa, esisteva una fortezza della famiglia Da Noenta che fu ampliata e trasformata in castello dai Delesmanini famiglia padovana ricchissima e potente. Nel castello vi pernottò Alberico da Romano fratello di Ezzelino quando i padovani gli chiusero le porte in faccia e nel 1239 vi soggiornò Agnese, moglie dell'imperatore Federico II, mentre l'imperatore suo marito, ospite a Padova nel convento di Santa Giustina, si recava frequentemente per andare a caccia nei dintorni di Noventa. Più tardi Ezzelino, geloso della potenza dei Delesmanini, fatto prigioniero Artusio Delesmanini, ne smantellò il castello.
A metà del secolo XV la proprietà era dei nobiluomini Marco Trevisan e Marco LoredanI Trevisan nel 1476 alienarono una parte della casa a Matteo Erizzo loro parente. In quest'epoca le rovine dovevano essere ancora evidenti se nel documento di acquisto del 1476 si cita "...mezza casa chiamata il Castello, parte a pè pian e parte in soler". Nel 1481 Marco Loredan fece donazione "inter vivos di parte di casa, sive Palazzo con suo cortivo e brolo" a Grassimana Trevisan consorte di Erizzo.
Così progressivamente tutto passò nelle mani di Grassimana, la quale, vecchia e probabilmente senza figli, cedeva nel 1520 per 2000 ducati le terre e le case di Noventa al cardinale Domenico Grimani, patriarca di Aquileia che qui si ritirò nello stesso anno dopo aver rinunciato al patriarcato.
La villa fu per alcuni decenni "villa di vescovi e di cardinali" poiché la proprietà passò al cardinale Marino Grimani, vescovo di Ceneda e patriarca di Aquileia. Con Marino Grimani spesso dimorò nella villa il cardinale Giovanni, suo fratello, patriarca a Venezia.
I beni di Noventa passarono quindi ai Grimani di S. Marcuola, che, in seguito al matrimonio di Vincenzo Grimani con Marina Calergi (1608), presero in seguito il nome di Grimani Calergi per volontà testamentaria di Marina Calergi.
I Grimani possedettero quindi la villa per quasi 220 anni, dal sec. XVI a buona parte del sec. XVIII, segnando un periodo importante per la costruzione dell'edificio e la sistemazione del giardino. Con il testamento del 1738, per la mancanza di discendenti, Vettor Grimani Calergi nominò suo successore il pronipote Nicolò Vendramin, figlio di Vincenzo Vendramin e Maria Grimani, che assunse quindi il cognome Calergi ed ereditò le relative proprietà, tra cui lo splendido palazzo lombardesco sul Canal Grande, Vendramin Calergi appunto, e le proprietà Grimani di Noventa, compresa la villa.
Con la morte, nel 1752, di Nicolò, la proprietà passò ai tre figli nati dal matrimonio con Adriana Bollani (1712), Francesco, Girolamo e Antonio. Nel 1757 Francesco Vendramin sposò Bianca Morosini; tra il 1762 e il 1773 attuò un restauro radicale della villa e fece realizzare da Andrea Urbani il celebre ciclo di affreschi al piano nobile. Nel 1802 morì senza avere discendenti e la proprietà passò ai figli di Girolamo, Nicolò e Gaspare: il primo muore nel 1850, lasciando l’eredità al fratello, che muore nel 1851, e alla nipote Elena, sposa dal 1826 del conte Andrea Valmarana (1787-1861).
Con la morte di Elena, per suo volere testamentario, la villa e il suo patrimonio passarono al Comune di Noventa Padovana: "... nomino mio erede universale residuario della mia sostanza che rimarrà dopo la appurazione della medesima, il Comune di Noventa Padovana coll’obbligo di istituire nel mio palazzo di villeggiatura posto in detto comune un istituto autonomo per ricovero, mantenimento, istruzione ed educazione delle povere sordomute di detto Comune e dei Comuni di [......] affidandone l'istruzione ed educazione alle R.R. Madri Canossiane, con preferenza quelle di S. Alvise in Venezia tanto benemerite sotto ogni riguardo."
Oggi la villa è gestita dalla "Pia fondazione Elena Vendramin Calergi Valmarana", costituita, con Regio decreto del 28 aprile del 1907, in Ente morale.