Villa Cornaro
Villa Cornaro si trova a Piombino Dese, comune della campagna attraversata dalla statale 307 del Santo, che da Padova sale verso Castelfranco, complessivamente una trentina di chilometri dal capoluogo. Questa architettura segna un salto di qualità nella committenza del Palladio, che già aveva lavorato per una famiglia veneziana (villa Pisani a Lonigo), ma non ancora di tale prestigio e ampiezza di mezzi.
Giorgio Cornaro, rappresentante di una famiglia di rango dogale, fra le più potenti della Serenissima, conferisce l'incarico all'architetto nel 1552 e già un paio d'anni più tardi inaugura la villa. Per il completamento dell'opera, tuttavia, saranno necessarie altre due campagne di lavori, nel 1559 e nel 1588 (quest'ultima, dopo la morte dell'architetto, per mano di Vincenzo Scamozzi, suo erede spirituale).
Al centro del progetto si pone una costruzione che viene spontaneo definire 'residenza di campagna' più che 'villa'. La monumentalità ricorda infatti quella di una dimora urbana e notevoli sono le analogie con palazzo Chiericati, proprio in quegli anni in costruzione a Vicenza. La facciata adotta la stessa soluzione del pronao* aggettante su doppio ordine (non estranea, tra l'altro, alla tradizione del gotico veeziano) e intenzionalmente l'edificio risulta isolato rispetto ai rustici.
La disposizione interna ribadisce l'intento celebrativo dell'architettura con un grande salone a quattro colonne libere, decorato da statue. Funzionalmente il piano terra è destinato agli ospiti e ai visitatori clientelari, mentre il piano nobile, collegato da eleganti scale, è riservato alla famiglia.
Per un confronto stilistico si confrontino la pressoché contemporanea villa Pisani di Montagnana e due opere di poco precedenti: palazzo Chiericati a Vicenza e Villa Chiericati a Grumolo delle Abbadesse.
Giorgio Cornaro, rappresentante di una famiglia di rango dogale, fra le più potenti della Serenissima, conferisce l'incarico all'architetto nel 1552 e già un paio d'anni più tardi inaugura la villa. Per il completamento dell'opera, tuttavia, saranno necessarie altre due campagne di lavori, nel 1559 e nel 1588 (quest'ultima, dopo la morte dell'architetto, per mano di Vincenzo Scamozzi, suo erede spirituale).
Al centro del progetto si pone una costruzione che viene spontaneo definire 'residenza di campagna' più che 'villa'. La monumentalità ricorda infatti quella di una dimora urbana e notevoli sono le analogie con palazzo Chiericati, proprio in quegli anni in costruzione a Vicenza. La facciata adotta la stessa soluzione del pronao* aggettante su doppio ordine (non estranea, tra l'altro, alla tradizione del gotico veeziano) e intenzionalmente l'edificio risulta isolato rispetto ai rustici.
La disposizione interna ribadisce l'intento celebrativo dell'architettura con un grande salone a quattro colonne libere, decorato da statue. Funzionalmente il piano terra è destinato agli ospiti e ai visitatori clientelari, mentre il piano nobile, collegato da eleganti scale, è riservato alla famiglia.
Per un confronto stilistico si confrontino la pressoché contemporanea villa Pisani di Montagnana e due opere di poco precedenti: palazzo Chiericati a Vicenza e Villa Chiericati a Grumolo delle Abbadesse.
